“Sono promessa a Cristo, più bello del sole e della luna, signore degli angeli. Con il suo anello mi ha impegnata e ha posto sul mio capo la corona di sposa. Rallegratevi, fate festa con me, ora vivo accanto a lui nella splendida dimora dei santi”.
Agnese, nome di origine greca che vuol dire casta, pura, senza macchia, è una delle più famose martiri romane. Non ancora dodicenne quando viene martirizzata, deve aver impressionato moltissimo i suoi contemporanei, lasciando una memoria imperitura. Di lei, infatti, parlano i martirologi più antichi, i padri della chiesa come Ambrogio, Agostino, Girolamo, il poeta Prudenzio che le dedica un inno e anche il Papa Damaso.
Dopo le persecuzioni, la sua storia esercita un’influenza particolare sulle giovani cristiane che scelgono di seguirne l'esempio; il suo nome entra nel canone della messa e la sua festa si diffonde ovunque, anche in Africa e a Costantinopoli.
Sulla via Nomentana, dove subì il martirio, Costantina, figlia di Costantino il Grande, fa erigere una basilica e mette in collegamento con questa il suo mausoleo, (oggi noto come mausoleo di Costanza) volendo essere sepolta vicino ad Agnese.
Viene martirizzata nel III secolo o all'inizio del IV, tuttavia nulla si sa sul genere di morte subita: secondo Damaso e la tradizione greca è bruciata viva, secondo Prudenzio e la tradizione latina viene decapitata.
Nell'inno della liturgia ambrosiana il poeta immagina la fanciulla sgozzata, proprio come una vera agnella, mite e immacolata. E dell'Agnello divino, la martire bambina, bianca e vermiglia, è restata la sposa più tenera e più commovente.
Ogni anno nella liturgia della sua festa si benedicono due bianchi agnellini, la cui lana serve per tessere i pallii che il papa dona agli arcivescovi per significare che anch'essi, come Agnese, devono essere pronti a dare la vita per la chiesa, sposa di Cristo.
E’ patrona dei fidanzati, della castità, delle vergini, dei giardinieri e dei bambini, ed è invocata per allontanare i pericoli del mare.
L’amore è l’ala che Dio ha dato all’uomo per salire sino a lui (Mich.Buonarroti)