“Il mio sorriso è un mantello che copre una moltitudine di dolori” ha scritto Madre Teresa nel 1958 e il sorriso è stato anche la caratteristica di questa religiosa che è entrata nel cuore di tutti i popoli e religioni.
Dopo la sua morte si è scoperto che questa frase si riferiva a lei stessa, alla sua sofferenza interiore, per non avere più avuto - e ciò per quasi cinquant’anni - il contatto affettivo e diretto con il suo Gesù. Il suo Sposo, dopo averle intimamente parlato e chiesto di fondare un nuovo Ordine per i più poveri tra i poveri, era infatti scomparso dalla sua vita, di Lui non ha più sentito la voce interiore e il calore del suo affetto. E’ quella che i mistici chiamano la “notte oscura” e che provoca sofferenze indicibili per il vuoto che Gesù lascia nel cuore di queste persone privilegiate. Una situazione di solitudine e di sconforto che avrebbe avuto tutte le carte in regola per una grande depressione.
E chi non prova sofferenza nell’anima! Il dolore dell’anima e il male fisico che talvolta si sente su di sé non si può certo dimenticare ma si può portare con serenità. Certo, si può anche chiedere a Dio di sollevarci dal peso del dolore! Ma se ciò non avviene non ci rimane che offrirlo per il bene degli altri. I primi a beneficiarne saremo senz’altro noi che, anche se rimaniamo nella sofferenza, potremo essere comunque sempre nella pace. Non dimentichiamo che oltre le nubi più o meno dense che sovrastano la nostra vita c’è il sole che risplende, Dio. Prima o poi un suo raggio ci raggiungerà ripagandoci in consolazione per tutto.
Sorridi e canta le lodi di Dio, perché questa è la terapia più efficace, quella che ci restituirà la gioia di vivere, di amare e di sentirci riamati.